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La psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana

Elena Notaristefano • mar 28, 2021
La psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana è un modello psicoterapeutico nato in Italia negli anni 50 grazie al Prof. Giampiero Mosconi, fondatore dell'AMISI (Associazione Medica Italiana per lo Studio dell'Ipnosi), come derivazione del modello di psicoterapia ericksoniana di Milton H.M. Erickson.
Annoverata fra le psicoterapie dette "brevi", il modello neo-ericksoniano utilizza la trance ipnotica come accesso all’inconscio, un procedimento attivo particolarmente basato sulla relazione e la comunicazione tra paziente e terapeuta.
Un processo mentale che rende disponibili le potenzialità e le capacità raccolte in quel grande magazzino interno che Milton Erickson identifica con la mente inconscia e che sono percepite dai pazienti ma che non sono loro disponibili, sempre o appieno.
La trance ipnotica permette quindi al terapeuta di accedere alle risorse interne del paziente per "attivarle" provocando di conseguenza il cambiamento sperato. 
Elemento fondamentale di questo approccio è il “rapport”, che è quella relazione unica che viene a crearsi fra paziente e terapeuta caratterizzata da comprensione, empatia, accoglimento, fiducia, onestà e sincerità. Si tratta di componenti affettive certamente presenti in ogni modello psicoterapeutico, ma nel modello neo-ericksoniano esse sono di estrema importanza per determinare quello stato di parità dei piani comunicazionali tra paziente e terapeuta che lo contraddistingue. 
Noi, quanto terapeuti ericksoniani, non consideriamo il paziente come una persona affetta da qualche patologia classificabile in modo standardizzato, ma piuttosto come un soggetto unico ed esclusivo da osservare e aiutare ad agire sulle qualità positive: il terapeuta ha di fronte a sé una persona che di base è sana ma che chiede aiuto per una specifica difficoltà, è portatore di una sofferenza temporanea che ha origini uniche e irripetibili. Queste sofferenze, per la risoluzione delle quali ci chiede aiuto, sono spesso molto dolorose e invalidanti sul piano della vita quotidiana.
Tramite la psicoterapia ipnotica è possibile quindi trattare i più svariati disturbi e semplici difficoltà poichè essa si basa sulla consapevolezza che la soluzione è già dentro di noi: bisogna solo attivarla.
Autore: Elena Notaristefano 26 apr, 2021
La gravidanza è uno dei momenti più delicati nella vita di una donna e come tale può provocare emozioni anche contrastanti e lontane fra loro: gioia, aspettativa, curiosità, ma anche timore, preoccupazione o ansia. Molto spesso questi sentimenti vengono “amplificati” dalla condizione bio-ormonale tipica della gravidanza stessa e possono interferire sulla normale e innata capacità che ogni donna ha di portare in grembo e dare alla luce il proprio bambino. Inoltre, a ciò spesso si aggiunge la paura del dolore, che nella nostra cultura viene tramandata a livello popolare. Perché l'ipnosi è utile per la preparazione al parto? Come ho già accennato negli articoli precedenti, l’ipnosi sfrutta la naturale capacità del cervello di “rilassarsi” e di “andare in trance”. Non è nulla di esoterico né di pericoloso: la trance ipnotica non è uno stato alterato di coscienza, bensì uno stato modificato. Durante la nostra giornata infatti il nostro cervello modifica continuamente il proprio stato di coscienza, in conseguenza ad oscillazioni delle onde cerebrali. Basti pensare, per esempio, a quando ci capita di rilassarci, perché particolarmente stanchi (onde Alpha, veglia ad occhi chiusi, 8–13,9 hertz), o quando lavoriamo, facciamo sport o chiacchieriamo con un conoscente (onde Beta, veglia cosciente, 14-30 hertz), o quando dormiamo profondamente (onde Delta, sonno profondo, 0,5-3 hertz). Quello che accade durante la trance ipnotica non è nulla di strano o magico: semplicemente le onde cerebrali “rallentano”, passando dalle onde Beta della veglia cosciente alle onde Tetha (4-8 hertz), tipiche dello stato ipnagogico e ipnopompico, cioè dei minuti che precedono l’addormentamento e il risveglio. Questo provoca nella persona un piacevole rilassamento, più o meno profondo, e, contemporaneamente, permette alla parte più libera e creativa della nostra mente di “venire a galla”, proprio come quando meditiamo o sogniamo. L’ipnosi, per la sua capacità di indurre il rilassamento da una parte e uno stato di controllo e sicurezza dall’altra, permette alla futura mamma di affrontare con tutta serenità il momento del travaglio e del parto, rendendola, inoltre, completamente partecipe e attiva nel gestirlo. E il dolore? Grazie all’ipnosi gli effetti dell’ansia e della paura sulla percezione del dolore vengono drasticamente ridotti: il dolore, che ha sempre una grande componente emotiva, non viene annullato, ma molto meglio tollerato . La motivazione è semplice: la trance ipnotica “sposta” l’attività celebrale dall’emisfero sinistro, quello razionale, a quello destro, sede della creatività e della mente inconscia, aumentando in questo modo la produzione di endorfine e conseguentemente una diminuzione della percezione del dolore. Si è potuto poi riscontrare che partorendo con l’ipnosi diminuiscono i tempi del travaglio, gli interventi sul canale vaginale, le emorragie e i tempi di ripresa della neomamma. Effetti positivi sono stati riscontrati anche sul neonato: i bambini nati con l’aiuto dell’ipnosi mostrano un indice di Apgar (indicativo dello stato di benessere neonatale) più alto. Come funziona il corso di preparazione al parto con l'ipnosi? La preparazione al parto in ipnosi è strutturata come un vero e proprio "corso": si compone di 8 sedute della durata di 60 minuti ciascuna, a partire circa dalla 28esima settimana di gestazione. Durante ogni seduta verrà effettuata un'induzione ipnotica, grazie alla quale la futura mamma imparerà delle vere e proprie tecniche per gestire al meglio il travaglio. Ogni induzione sarà registrata, in modo tale da poter essere riascoltata più e più volte, per permettere alla paziente di consolidare sempre più ciò che ha imparato durante il corso e arrivare pronta e preparata al momento del travaglio. In sostanza, grazie all’ipnosi è possibile diminuire i tipici stati d’ansia, stress e paura che si presentano prima del parto e durante il travaglio. Con la giusta preparazione e consapevolezza, la donna impara a gestire il dolore diventando pienamente partecipe e attiva in un momento unico e speciale, che è la nascita del proprio bambino.
Autore: Elena Notaristefano 03 apr, 2021
Partiamo dal presupposto che parlare della propria sofferenza o del proprio disagio non è mai semplice. Poi arriva finalmente il momento, a volte dopo mesi o anni, in cui ci decidiamo a chiedere aiuto. Ed è a quel punto che ci facciamo la fatidica domanda: ora a chi mi rivolgo? Una delle domande che infatti amici, parenti e, in generale, tutte le persone mi rivolgono più spesso quando scoprono che sono una psicologa è proprio questa: ma qual è la differenza fra psicologo e psichiatra? E fra psicologo e psicoterapeuta ? E cosa mi dici del neuropsichiatra ? E lo psicanalista allora??? Cercherò ora di fare ordine, con un breve riassunto delle differenze fra le figure professionali che si occupano di benessere e salute mentale. Inizio con il dire che tutte queste professioni sono professioni sanitarie riconosciute dallo Stato italiano con abilitazione a svolgere attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. PSICOLOGO Innanzitutto partiamo con il precisare che la Psicologia è una scienza, una scienza nata nel 1879 a Lipsia da Wundt. Per diventare Psicologo in Italia è necessario conseguire una Laurea Universitaria di cinque anni in Psicologia. Per poter esercitare la professione è necessario, dopo la laurea, svolgere un anno di tirocinio , sostenere un Esame di Stato ed iscriversi all’ Ordine Nazionale degli Psicologi. Arrivati a questo punto si è ufficialmente Psicologi. Ma non è finita qui: infatti questo è "solo" l'inizio. Tutti gli psicologi dopo la laurea si specializzano ulteriormente con Master, Corsi di Formazione post Universitari e, per chi vuole diventare psicoterapeuta, Scuole di Specializzazione in Psicoterapia. La formazione di uno psicologo continua per tutta la vita, anche dopo la specializzazione, con corsi di aggiornamento annuali che tutti gli psicologi sono obbligati, per legge, a sostenere, in quanto professionisti sanitari. Cosa fa lo Psicologo? Ci tengo a sottolineare che la professione di Psicologo è regolamentata a livello nazionale dalla Legge n. 56/89. Per capire quali sono gli atti tipici della professione di Psicologo cito il primo articolo della Legge: “La professione di Psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità.” E compie tutte queste attività attraverso il suo strumento principale di lavoro, che è il colloquio, la parola. Oltre che, ovviamente, con strumenti quali i test ed i questionari con caratteristiche di scientificità. Nell'immaginario comune lo psicologo è il "dottore con il lettino". No! Quello è lo psicoterapeuta, e ci arriveremo dopo. Lo psicologo, tramite la formazione universitaria e post universitaria, si può specializzare in molti ambiti e quindi, oltre allo psicologo clinico, troviamo lo psicologo scolastico, il neuropsicologo, l o psicologo sociale, lo psicologo dello sport, l o psicologo del lavoro, l o psicologo forense o criminologo, l o psicologo dello sport, il sessuologo... Di conseguenza, potrete ora immaginare che gli psicologi lavorano in un'infinità di settori: troviamo psicologi infatti nelle scuole, nei consultori, negli ospedali, nelle società sportive, nelle Rsa, nelle comunità terapeutiche, nelle carceri, negli hospice, nelle aziende... I settori sono davvero moltissimi. Lo psicologo prescrive farmaci? No, i farmaci possono essere prescritti solo da un Medico. PSICOTERAPEUTA Per esercitare la psicoterapia lo Psicologo, dopo il percorso che vi ho descritto precedentemente, deve obbligatoriamente specializzarsi frequentando una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, che ha una durata di 4 o 5 anni e che prevede un'adeguata formazione, sia teorica che pratica. Cosa fa lo Psicoterapeuta? L’attività dello Psicoterapeuta si caratterizza per offrire al paziente un percorso di cura per affrontare le diverse forme di sofferenza psicologica, da quelle più lievi a quelle più gravi. L o psicoterapeuta è il dottore con il lettino? Ni. Il setting terapeutico con il lettino è tipico di un tipo di psicoterapia, quella psicanalitica, che però è solo una fra molte. Ad oggi gli approcci psicoterapeutici (e di conseguenza le Scuole di Psicoterapia) sono moltissime: ericksoniana ipnotica (che è il mio approccio terapeutico), cognitivo comportamentale, psicanalitica, sistemico relazionale, psicodinamica, bioenergetica, della Gestalt, analisi transazionale ecc... Da non dimenticare che lo Psicoterapeuta può essere uno Psicologo o un Medico. Le scuole di psicoterapia sono infatti aperte ad entrambe le figure professionali. PSICOANALISTA Nel linguaggio comune il termine psicanalista (o analista) viene erroneamente usato per indicare chiunque pratichi un’attività psicoterapeutica. Come spiegavo poco fa l o psicanalista è invece uno psicoterapeuta che esercita la propria pratica clinica basandosi su un preciso approccio di riferimento, appunto quello psicoanalitico, che affonda le sue radici nella teoria Freudiana e si distingue da altre forme di psicoterapia, ad esempio, per regole del setting (frequenza e durata delle sedute, modalità di interazione terapeuta-paziente) e per strategie di intervento. PSICHIATRA Lo psichiatra è un medico che dopo essersi laureato in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Psichiatria . Essendo un medico può prescrivere farmaci e richiedere e valutare esami clinici. Cosa fa lo Psichiatra? La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici. Lo psichiatra è naturalmente in grado di porre diagnosi riguardo a tutti i disturbi psicopatologici. Valuta la sintomatologia e il decorso clinico e propone una cura che può indirizzarsi verso un intervento farmacologico e/o psicoterapeutico. Lo psichiatra, in quanto medico, può anche avere una formazione psicoterapeutica. In tal caso avrà il titolo aggiuntivo di psichiatra e psicoterapeuta. La legge italiana consente agli psichiatri di avere il titolo di psicoterapeuta su semplice richiesta all’Ordine professionale. Questo, di fatto, non garantisce, come invece è per gli psicologi, che lo psichiatra-psicoterapeuta abbia frequentato una scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia. Lo psichiatra è libero di valutare, in scienza e coscienza, se e quale percorso formativo effettuare. NEUROPSICHIATRA INFANTILE Il Neuropsichiatra Infantile è un Medico specializzato in Neuropsichiatria Infantile. La Neuropsichiatria Infantile è una branca specialistica della medicina che si occupa dello sviluppo neuropsichico e dei suoi disturbi, neurologici e psichici, nell'età fra zero e diciotto anni. Cosa fa il Neuropsichiatra Infantile? Si occupa di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e psichiatriche che possono manifestarsi durante l’infanzia e l’adolescenza. T ratta problemi di varia natura quali disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, ritardi dello sviluppo psicomotorio, autismo, sindromi genetiche rare, paralisi cerebrali infantili, disturbi da deficit di attenzione e/o iperattività, epilessia, disturbi emotivo/comportamentali e relazionali a tipica insorgenza in età evolutiva. ...E LE FIGURE NON " PSI- "? Ci sono poi una serie di altre figure in cui potreste imbattervi durante la ricerca di uno Psi. Fate attenzione però. Non sono professioni sanitarie, e quindi non richiedono una formazione universitaria nè post universitaria complessa come quelle che vi ho descritto in questo articolo. Sto parlando dei counselor, life coach, ecc. Iniziamo col dire che queste non sono professioni regolamentate: non esistono requisiti minimi necessari per fare il counselor, nessuna normativa di riferimento, nessun percorso formativo obbligatorio, né obbligo per il professionista di iscrizione ad un albo professionale. In tale quadro normativo chiunque può definirsi coach o counselor senza chiedere permessi o dimostrare alcuna formazione particolare. Cos'è il counseling? Il counseling è una relazione professionale che aiuta a raggiungere obiettivi di benessere, educativi e lavorativi. Il termine è utilizzato come sinonimo di “consulenza psicologica” ed è utilizzato per indicare attività di sostegno, orientamento, intervento, prevenzione, promozione del benessere, riabilitazione, psicoterapia. Dopo una lunga diatriba istituzionale che si è chiusa nel 2018, il counseling è stato riconosciuto fra gli atti tipici della professione di Psicologo: fare counseling senza essere iscritti all’Ordine degli Psicologi è abuso professionale ( cit. Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi ). In sostanza, le principali differenze fra le figure Psi- e non-Psi sono due: non vi è dubbio che la prima grande differenza sia data dalla formazione professionale: mentre per lo psicologo e per il medico come minimo sono richiesti 6 anni e mezzo circa di formazione universitaria (e altri 4 per diventare psicoterapeuta), per queste professioni non ne è richiesta alcuna. la seconda differenza è la presenza di un codice deontologico, che per gli psicologi e i medici è obbligatorio e regolamenta la professionalità, pubblicità, promozione, etica professionale e gestione del cliente. Per le altre professioni non esistono codici, ma attestati di qualità rilasciati da associazioni private che certificano i propri studenti o affiliati. Fonti: www.ipsico.it www.psicologi.fvg.it www.silviagazzotti.it www.psy.it
Autore: Elena Notaristefano 03 apr, 2021
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento molto potente sviluppata negli anni Trenta dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz, utilizzata oggi in svariati ambiti soprattutto per il controllo dello stress, per la gestione delle emozioni, per migliorare la concentrazione e nel trattamento dei disturbi di origine psicosomatica. Negli anni il Training Autogeno è stato sottoposto a numerosissime verifiche sperimentali ed ha avuto un'enorme diffusione in tutto il mondo. COME FUNZIONA? Da un punto di vista etimologico Training significa “addestramento, allenamento, formazione, esercizio” mentre Autogeno “che si genera da sé”. Partiamo dunque dal chiederci: cos’è che, nella tecnica del Training Autogeno, la persona riesce a generare da sé attraverso gli esercizi? Si genera la cosiddetta “commutazione autogena”, cioè un cambiamento psicofisico che produce nel soggetto delle vere e proprie modificazioni fisiologiche e psichiche. In tal senso è limitante considerare il training autogeno solo come una tecnica di rilassamento: il rilassamento generato dalla pratica è solo il primo gradino di un percorso più articolato che può condurre ad un miglioramento della performance in molte attività, aiuta a sciogliere le tensioni e ad eliminare molte disfunzioni psichiche e comportamentali E' importante sottolineare un grande vantaggio del T.A.: nell'arco di poche settimane la persona sarà in grado di apprendere la tecnica e di utilizzarla al bisogno, senza la presenza dello psicologo! QUALI SONO I BENEFICI DEL TRAINING AUTOGENO? • Più profondo e rapido recupero di energie: il T. A. facilita la distensione, la soppressione delle tensioni, migliora la qualità del riposo permettendo un recupero veloce delle energie disperse durante le attività quotidiane, molto spesso stressanti e frenetiche. • Rilassamento e autodistensione, che avvengono tramite il rilassamento interiore; la persona apprende le modalità con le quali generare da sola stati di calma realizzando così un maggior equilibrio psicofisico. • Autoregolazione delle funzioni corporee normalmente “involontarie”, come ad esempio la circolazione sanguigna. • Miglioramento delle prestazioni: per esempio della memoria, che la persona ottiene imparando a raccogliere, distendere e controllare i propri processi mentali ed i propri pensieri incrementando il funzionamento della neocorteccia. • Diminuzione della percezione del dolore: riducendo la percezione degli eventi esterni ed indirizzando la propria attenzione su se stessi è possibile amplificare o ridurre le sensazioni provenienti dal corpo fino ad arrivare ad una vera e propria analgesia. • Aumento dell’autostima • Maggior autocontrollo QUANDO IL TRAINING AUTOGENO PUÒ AIUTARE? Il Training Autogeno è utile a tutti, sempre. Non è una tecnica di rilassamento che serve solo per chi sta male, ma anche a chi sta bene, per ritrovare giovamento, benessere, armonia, equilibrio psico-fisico, migliorare il rapporto interpersonale, di coppia e ad avere una visione più positiva dei problemi. E' utile per affrontare le ansie, le tensioni a casa o al lavoro, la paura di volare o del dentista, gli attacchi d'ansia, i momenti impegnativi della vita, gli esami scolastici o le gare sportive. Il Training autogeno ha infatti innumerevoli ambiti di applicazione: • nel lavoro: è utile per recuperare rapidamente le energie psico-fisiche, ridurre l’aggressività, migliorare l’efficienza, riattivare l’iniziativa personale, adattarsi meglio e più velocemente alla realtà; • a scuola: è utile per scaricarsi dell’ansia e dell’emotività, migliorare la capacità di concentrazione e memorizzazione, ridurre i riflessi psicosomatici, essere più sereni e distaccati dai problemi; • nello sport: è utile per aiutare lo sportivo a dare il meglio di se e a migliorare le sue prestazioni e a superare l’ansia d’attesa pre-agonistica. E' particolarmente indicato anche per svariati problemi di natura psicologica e psicosomatica, come ad esempio: • stress • ansia • disturbi del sonno • disturbi alimentari • paure e fobie • depressione • irritabilità • timidezza • senso di inferiorità
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